Lyset
Lyset continuava ad avere serissimi dubbi sulle intenzioni di Deneb, ma avrebbe saputo come difendersi. In fondo, in quel luogo, lei sapeva destreggiarsi sicuramente meglio. Aveva iniziato a planare perché si avvicinavano al bosco, e lei si sarebbe orientata meglio da vicino. Le ali si muovevano ad ogni spostamento d'aria, come in un gioco dove, con un passo falso, ci si sarebbe potuti fare davvero troppo male. Gli alberi erano fitti, e così le loro fronde. Bisognava deviare in continuazione la traiettoria, era impensabile rimanere costantemente diritti. Dopo almeno due orette di volo, giunsero finalmente al luogo prescelto da Lyset, che atterrò posandosi dolcemente sulla pietra. Non erano su un albero, ne per terra. Si trovavano alle basi di un alto picco di roccia, e attorno a loro, la foresta lussureggiante, piena di colori esotici e attraenti. Quel picco non era altro che una roccia con una strana forma a cono, ovviamente non perfetto, infatti era una pietra piena di buche e spuntoni. Quel picco era collegato a altra roccia, in una sorta di "catena montuosa". ma per esserlo, era alta una trentina di metro, e si nascondeva perfettamente nella fitta vegetazione, anche grazie alle migliaia di piccole piante erbacee cresciute sopra di esso. Lyset si mosse con agilità su quelle rocce, sembrava cercasse qualcosa. In effetti, ben presto trovò un'entrata, molto celata alla vista. Spostò le fronde con impeto, e si fece strada nella grotta. Inizialmente lo spazio sembrò tanto stretto, che lei temette per Deneb: probabilmente lui non ci sarebbe passato. Tuttavia, fortunatamente, la grotta parve farsi via via più ampia, fino a raggiungere grandi dimensioni. Sopra di loro tonnellate di roccie, sotto, tonnellate di pietre. Sembrava fatta apposta per contenere vita. Le pareti erano perfettamente levigate, di una roccia liscia e nera, il soffitto era, come si può facilmente presumere, tendente verso l'alto e lasciava una grande possibilità di movimento, il soffito era a circa 3 metri. Inoltre era un posto non eccessivamente caldo, parecchio arieggiato. Alcuni oggetti risaltavano su tutto quel nero: una scrivania con tutto l'occorrente per la scrittura, una libreria piena di vecchie copie, un vecchio comodino. Lyset raggiunse, con gli artigli che ticchettavano sul duro pavimento, un luogo appartato. Era "diviso", per così dire, dal salone che avevano appena passato, sembrava una stanzetta: e lo era. Lyset sembrava rivivere il passato, fra quelle pareti: gli occhi erano sognanti, lo sguardo vagava da un oggetto agli altri. In quella stanza vi era una sorta di scrigno e poi un "acchiappasogni". Era composto di piume e oggetti argentei, e tintinnava leggero. Sulle pareti vi erano disegni di varie specie di gufi e civette. E nuovamente, una scrivania, sulla quale era riposto un libro dalle pagine bianche.
Lyset prese un respiro profondo, poi parlò.
Questo posto è il tempio in cui convivono il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Nessun Tyto che non fosse della mia famiglia ha mai varcato la soglia di questo luogo, sacro per me. Non farne mai parola con nessuno e, oltretutto, non porre domande indiscrete la voce della barbagianni era dura e severa, non permetteva commenti o obiezioni di alcuna sorta.
Era la mia casa... sussurrò poi, afflitta.
Erano stati i Puri a prelevarla da quel posto: i Puri.
Si avvicinò al libro con le pagine bianche: ormai, non era che un vecchio libro incartapecorito. Sopra, la sua storia, ossia nessuna. Solo una scritta, nell'ultima pagina. Recitava "State lontani da me", la scritta che determinava la fine del suo destino. Accarezzò quelle pagine a lungo, poi chiuse il libro, sulla cui copertina vi era una lettera. M. Era incisa a fuoco.
Si voltò verso Deneb, per la prima volta dall'inizio di quell'escursione nel passato e, con un sorriso amaro, gli disse
Di cosa mi volevi parlare?
Armatura:Disarmata